Nelle ultime ore si è molto parlato del referendum sul taglio dei parlamentari: ma di che cosa si tratta di preciso? Come noto, all’inizio di ottobre il Parlamento ha approvato una riforma costituzionale che comporta il taglio del numero dei parlamentari. Tale legge sarebbe dovuta entrare in vigore tra poco, all’inizio del nuovo anno, ma la novità degli ultimi giorni è che sono state raccolte le firme necessarie per richiedere un referendum in proposito. Così, gli elettori italiani saranno chiamati a decidere se approvare o meno la riforma (qua potete leggere le ragioni del no al referendum sul taglio dei parlamentari), e quindi a esprimersi a proposito della riduzione del numero di deputati e senatori.
La riforma e il referendum
In base alla riforma, alla Camera i deputati passeranno da 630 a 400, mentre al Senato ci sarà un taglio di 115 unità, così che da 315 senatori si scenderà a 200. Tutti i partiti avevano votato questa riforma, eppure un gruppo di senatori (soprattutto di Forza Italia, ma non solo) ha raccolto le sottoscrizioni necessarie per chiedere un referendum. Per le riforme costituzionali come quella di cui stiamo parlando, infatti, la legge prevede che dopo l’approvazione sia possibile richiedere un referendum entro i tre mesi successivi nel caso in cui non si sia raggiunta, nel voto finale, una maggioranza di due terzi sia alla Camera che al Senato. Proprio ciò che è avvenuto in questo caso.
Perché ci sarà un referendum
Il referendum sul taglio dei parlamentari si svolgerà perché 64 senatori hanno firmato in tal senso: vuol dire che un quinto dei membri del Senato ha sottoscritto la richiesta, proprio come impone la legge nel caso in cui si intenda far svolgere un referendum riguardante una riforma costituzionale. In alternativa, sarebbe stato necessario raccogliere le firme di 500mila elettori, le firme di almeno un quinto dei parlamentari alla Camera o le adesioni di cinque Consigli Regionali.
Taglio dei parlamentari: sì o no?
Molti analisti hanno messo in evidenza che la riduzione del numero di parlamentari finirebbe per rendere più piccoli i gruppi parlamentari (che sarebbero più manipolabili dai leader di partito) e compromettere la rappresentanza degli elettori alla Camera e al Senato. I cittadini, quindi, il prossimo anno saranno chiamati a esprimersi sul taglio dei parlamentari in un referendum per cui non è richiesto il raggiungimento del quorum: il suo esito sarà valido a prescindere dal numero di persone che si recheranno alle urne.