LA NUOVA FRONTIERA DEL POSIZIONAMENTO DI UN SITO WEB
Sono trascorsi 21 anni (4 settembre del 1998) da quanto Google lanciava quello che poi si è rilevato essere il più grande e utilizzato motore di ricerca al mondo.
Da allora i tecnici della Google non hanno mai smesso di aggiornare e perfezionare l’algoritmo che stabilisse in una forma geriatrica quali fossero i siti web più meritevoli da posizionare nella tanto ambita prima pagina.
Ma nel corso degli anni molteplici sono state le evoluzioni poste in essere per perfezionare la ricerca a favore del risultato.
L’obbiettivo di Google è sempre stato uno solo:
fornire all’utente finale risultati che soddisfacessero l’intento di ricerca.
Per anni si è pensato che il posizionamento di un sito web fosse collegato in maniera indissolubile al concetto della parola chiave.
O quantomeno che questa fosse la sola via maestra per scardinare quel concetto di “posizionamento” da sempre celato nella magnificenza segreta dell’algoritmo.
Le agenzie di settore hanno utilizzato qualsiasi metodo lecito e non per inserire la fatidica parola chiave all’interno del sito web.
Applicavano strategie che andavano dalla presenza della chiave di ricerca nella url del sito web, alla ripetizione della key in tag ritenuti strategici (H1-H2).
Questi metodi hanno portato per molti anni risultati dal punto di vista del posizionamento assolutamente efficaci per i molti.
Ma l’uso indiscriminato dello stesso ha prodotto come logica conseguenza una serie di risultati in prima pagina di siti che il più delle volte si discostavano da quello che era l’effettivo intento di ricerca.
Era logico prevedere che la Google avrebbe iniziato a realizzare una serie di accorgimenti sugli algoritmi, tali da identificare tutti quei siti che basavano la loro autorevolezza esclusivamente su tali tecniche, a discapito della qualità di quest’ultimo.
Per la Google un sito web deve offrire informazione di qualità all’utente finale.
Ed è proprio sulla base di questo concetto che sono state apportate le maggiori modifiche al suo algoritmo.
Dall’abbattimento di attività come lo key stuffing (https://it.wikipedia.org/wiki/Keyword_stuffing), alla penalizzazione di siti pieni di link spammosi, Google con i suoi aggiornamenti tipo Panda o Penguins ha letteralmente affossato migliaia di siti web.
Le varie Agenzie SEO dovevano pertanto stravolgere le vecchie tecniche di posizionamento e individuare i nuovi concetti della seo moderna.
Ed proprio sulla base di ciò che un gruppo di giovani programmatori, facenti capo all’agenzia seo Marche Web Marketing (https://marchewebmarketing.it/) iniziava nel lontano 2012 ad analizzare le trasformazioni che Google poneva in essere dando vita ad un metodo diverso di fare seo per posizionare i siti dei loro clienti.
Questo metodo assumeva il nome di N.L.B.M (natural link building method).
Consci del fatto che Google oggi interpreta in modo più intelligente il contenuto del sito web ha intuito che la semantica assumeva sempre più valore.
Appuravano inoltre che lo stesso metro di valutazione della link building si era trasformato. Google riusciva ad identificare i link naturali da quelli forzati, esaltando l’utilità dello stesso più che la mera anchor text che usata nel passato.
Gli stessi parametri di interpretazione del codice sorgente conoscevano una nuova metrica.
La tanto esaltata parola chiave andava sostituita da sinonimi della stessa.
Sulla base di ciò il metodo L.N.B.M diventava un mix di queste novità, le quali, se applicate correttamente offrivano ai siti web posizionamenti duraturi con svariate chiavi di ricerca.
Oggi possiamo affermare, al contrario di molti, che la SEO non è morta. E’ morto il vecchio concetto di fare SEO.
Google analizza ed interpreta i contenuti. Premia i siti che offrono valore e non tendono ad ingannare l’algoritmo stesso.