Sangue infetto negli ospedali: può ancora succedere?

Anche se potrebbe sembrare incredibile, è piuttosto elevato il numero delle persone colpite dal virus dell’Hiv, dall’Epatite B e C e da altre patologie a causa di sangue infetto negli ospedali. Naturalmente non occorre generalizzare oppure demonizzare le trasfusioni di sangue.

Esse a volte sono un salvavita per malati oncologici sottoposti a chemioterapia o per pazienti affetti da malattie croniche.

I risarcimenti richiesti per infezioni contratte da emoderivati sono riferiti agli anni Novanta e Ottanta. Oggi può succedere di contrarre infezioni per sangue infetto? Scopriamo tutto.

Rischi reali per sangue infetto

Oggi il sangue è sottoposto a scrupolosi controlli e, nonostante l’Italia sia un paese molto attento in materia di norme sanitarie, possono esserci, purtroppo, ancora alcuni rischi per sangue infetto.

Diverse infezioni, infatti, hanno incubazioni molto lunghe, addirittura di oltre un decennio dalla trasfusione o dal contatto con il sangue e gli emoderivati. Durante il tempo intercorso tra il contagio e la manifestazione dei sintomi, sfortunatamente, gli esami di laboratorio non riescono a rilevare la presenza dei virus e la diagnosi è negativa. Per questo motivo la legge tutela i pazienti che sono stati infettati.

Nel 1968 in merito alle trasfusioni eseguite con sangue infetto, il Ministero della Salute si era già pronunciato, ravvedendone il rischio. In seguito, dal 1978 in avanti, oltre alle famose malattie provocate sia dal virus Hiv ed anche per le epatiti del genere B e C, fino allora conosciute, quindi, la colpa in vigilanza è stata estesa anche ad altre patologie, conseguenti al virus dell’AIDS.

Anche se oggi il pericolo è pressocchè minimo, chi è stato contagiato prima di quella data, ha diritto a un indennizzo da parte dello Stato. È recente la sentenza che condanna lo stato a risarcire tutte le persone che si sono ammalate a partire dal 1968 fino ad oggi. Molti di coloro che si sono ammalati non ci sono più ma i familiari possono chiedere comunque assistenza e risarcimento ecco il modo per saperne di più in modo veloce e immediato.

Il momento del contagio

Quando si pensa al sangue infetto negli ospedali, il pensiero si dirige verso alcune categorie di persone già malate che, a causa della loro patologie, sono costrette a sottoporsi frequentemente a trasfusione. Questo in parte è vero. La maggior parte di noi, però, non sa che le trasfusioni sono anche di emoderivati, plasma, globuli rossi o piastrine. Si tratta di trasfusioni molto frequenti, con possibilità di riferirsi a chiunque poichè possono essere effettuate anche per un qualsiasi ricovero ospedaliero.

Può capitare di aver bisogno di emocomponenti a seguito di un incidente, per trattare malattie congentite oppure per supportare l’anemia. Sono quattro le malattie trasmissibili tramite trasfusione con sangue infetto: l’AIDS, l’epatite B, l’epatite C e la sifilide.

Ovviamente oggi sono effettuati controlli scrupolosi dalle banche del sangue, che si impegnano a fornire ogni forma di tutela ai pazienti. prima della trasfusione di sangue.

Prima di tutto il donatore non potrà essere idoneo se ha una infezione in corso. In caso contrario, egli perde l’idoneità alla donazione di sangue fino alla completa guarigione con una prognosi variabile determinata dal soggetto e dalla patologia diagnosticata. Nell’eventualità egli abbia donato il sangue e, nei giorni immediatamente successivi avverta una sintomatologia riconducibile a malattia infettiva, dovrà darne tempestiva comunicazione all’autorità sanitaria.

Nel caso in cui la trasfusione sia già stata effettuata, il paziente ricevente sarà monitorato, secondo protocollo medico. Allo stesso modo, la sacca di sangue utilizzata per la trasformazione in emocomponenti, dovrà essere trattata in maniera adeguata. Non sono rari purtroppo i casi in cui a seguito di una trasfusione necessaria, avviene un contagio di una malattia, anche grave.

Disclaimer

Questi testi hanno scopo divulgativo, non vanno intesi come indicazione di diagnosi e cura di stati patologici e non vogliono sostituirsi in alcun modo al parere del Medico.